Roma, 17 luglio 2013. Sarà una vera e propria alleanza con il mondo dell’artigianato artistico quella che le Fondazioni di origine bancaria potranno realizzare nei prossimi mesi sui loro territori, grazie a un importante Protocollo d’intesa che, a loro nome, oggi l’Acri ha firmato con Unioncamere e le due associazioni di categoria: Cna - Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e Confartigianato Imprese. La presentazione di questa innovativa intesa è stata lo spunto per la tavola rotonda dal titolo “L’Artigianato artistico. Tra memoria e innovazione, nuovi orizzonti per l’occupazione giovanile”, in occasione della quale sono intervenuti Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri; Giampiero Maracchi, presidente della Commissione Artigianato Artistico dell’Acri e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze; Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Imprese; Giorgio Aguzzi, vicepresidente nazionale di Cna;; Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico, che ha concluso i lavori ed ha affermato: <>. Ha moderato il dibattito la giornalista Maria Latella. Tra il 31 marzo del 2009 e il 31 marzo di quest’anno, scaturisce dalla banca dati di Unioncamere, il numero complessivo di aziende attive nei settori dell’artigianato artistico è calato del 7,15%: erano 88.335 quattro anni fa, sono 82.023 nel 2013. Le conoscenze, le competenze e i saperi collegati alle tradizioni artigiane d’eccellenza sono oggi minacciati non solo dagli effetti della globalizzazione e della crisi economica degli ultimi anni, ma più in generale da una “crisi di vocazioni” dovuta soprattutto all’interruzione della continuità di rapporto tra maestri e allievi, che impedisce la trasmissione dei saperi di generazione in generazione. Eppure segnali di vitalità dal mondo dell’artigianato artistico arrivano ancora. Perché se è vero che il valore aggiunto di un comparto produttivo che più di altri è identificativo della capacità italiana di creare il bello e l’originale è tuttora apprezzato da chi, all’estero, quella cultura di “bottega” non l’ha mai avuta oppure l’ha già persa, d’altro canto è vero che in Italia cresce il numero dei giovani che rivalutano quella cultura della qualità e del bello e vorrebbero metterla a frutto. Tutte le regioni italiane hanno un’antichissima tradizione nel campo dei mestieri d’arte, dalla ceramica all’oreficeria, dalla moda al tessile, dal ferro battuto all’argento, dal vetro al marmo, dall’ebanisteria all’affresco, dalla calzoleria alla pelletteria, all’enogastronomia. Qual è, però, il futuro delle nostre produzioni artistico-artigianali, in uno scenario ormai definitivamente globalizzato? Il rischio è di perdere tutto questo bagaglio di know-how e di passione, senza credibili possibilità di recuperarlo successivamente. Allora per vincere la sfida che ci pone davanti la competizione internazionale oltre a incentivi di tipo fiscale, c’è bisogno di valorizzare le competenze distintive dei nostri territori, investire in formazione, soprattutto recuperando quei ricchi giacimenti di competenze, manualità e conoscenza dei materiali e delle tecniche che si sono sedimentati lungo il corso dei secoli. Per raggiungere questo obiettivo, che è senz’altro prioritario per le organizzazioni del settore, l’Acri, in rappresentanza della Fondazioni di origine bancaria, che sono profondamente radicate sui territori, intende dare il suo contributo. Dunque al suo interno è nata un’apposita Commissione dedicata all’Artigianato artistico, che gestirà il rapporto con Unioncamere e delle due associazioni di categoria, Cna -Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e Confartigianato Imprese, per favorire progetti di formazione e nuove forme di apprendistato utili all’inserimento nel mondo del lavoro per i giovani che vogliano impegnarsi nell’artigianato artistico. <>. <>. <>. <>. << Il nostro modello di sviluppo – ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – è fatto di imprenditorialità diffusa, distretti, filiere, reti, territorio. In questo modello, economia della conoscenza e competenze manuali e artigianali non si escludono, ma si integrano tra loro nel segno della qualità. Perché nella piccola e media impresa, la prima radice della conoscenza viene dal “saper fare”. Nonostante i duri colpi della crisi, questo modello sta dimostrando di essere la base su cui si può far crescere una nuova stagione di sviluppo sostenibile, inclusivo e innovativo. Non dobbiamo tradirlo, andando dietro ai miti della specializzazione produttiva o del gigantismo imprenditoriale a tutti i costi. Al contrario, dobbiamo a tutti costi valorizzare il patrimonio inestimabile delle nostre tradizioni manifatturiere e il modo migliore per farle vivere è investire sui giovani, fin dalla scuola. Il nostro augurio è che questo protocollo segni un passaggio importante su questa strada.>> <>.